Olio vegetale esausto: si ricicla

05.05.2012 15:57

L’olio vegetale esausto non va buttato nel lavandino. Perché danneggia le tubature degli scarichi, inquina le falde acquifere, rende meno fertili i terreni. Insomma provoca costi molto alti quando invece attraverso processi di trattamento e riciclo può essere trasformato in energia. E’ l’obiettivo della campagna promossa da Amiat nelle Circoscrizioni 2 e 3 attraverso il progetto Olly, già sperimentato in altre città italiane. La campagna sarà accompagnata da una forte sensibilizzazione della popolazione con volantini informativi (sperem!). Nel piazzale dell’ipermercato Carrefour di corso Monte Cucco è stato allestito, dal 29 al 31 marzo, un punto informazioni per distribuire ai cittadini 10 mila contenitori da tre litri. La società Sepi distribuirà porta a porta a mille famiglie nella zona adiacente alla Cascina Giajone, in via Guido Reni, un contenitore da 2 litri e mezzo con apposito filtro per l’olio, che riempiti potranno essere conferiti in tutti gli ecocentri cittadini e in un punto di raccolta degli oli vegetali esausti allestiti all’interno di Cascina Giajone. Altri 500 contenitori saranno consegnati a dipendenti Amiat.

I vantaggi della raccolta dell’olio alimentare sono diversi, come ha spiegato l’assessore all’ambiente del Comune di Torino Enzo Lavolta nella conferenza stampa di presentazione della campagna. Innanzitutto “si evita di inquinare e si riducono i costi di manutenzione del sistema idrico”. Dall’olio esausto trattato e riciclato si ricavano lubrificanti vegetali, componenti per la produzione del biodiesel e per l’impiego nelle industrie, combustibile per recupero energetico. Insomma, dice Lavolta, “gettare l’olio avanzato nel lavandino è la cosa più sbagliata che si possa fare”. “In Piemonte e Valle d’Aosta si producono ogni anno 650 tonnellate di olio fritto – ha spiegato Laura Besozzi della società Sepi, che da quasi 30 anni lavora nel campo ambientale - nel 2011 negli ecocentri sono finite soltanto 15 tonnellate”. Torino è la duemillesima città che aderisce al progetto di Eco.energia, società di Bressanone con sede operativa a Prato. Il progetto Olly che parte ora in via sperimentale è l’estensione di un’esperienza nata in Alto Adige, che intende valorizzare il rifiuto olio attraverso una filiera corta. In quest’ottica l’assessore Lavolta non ha escluso la creazione a Torino di una centrale di cogenerazione a olio esausto, sempre che l’esperimento nelle Circoscrizioni 2 e 3 funzioni bene.

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